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Putin mostra i muscoli, ma il gioco economico gli suggerisce prudenza

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ARTICLE class=body-text itemtype=”http://schema.org/Article” itemscopeASIDE class=sidebarIMG alt=”Putin mostra i muscoli, ma il gioco economico gli suggerisce prudenza” src=”http://www.tgtube.it/wp-content/uploads/2014/03/wpid-132526558-4a9d9401-0606-4ece-a2fd-77b12b2c67291.jpg” itemprop=”image” Il presidente russo, Vladimir Putin ASIDE class=sidebar-storieSTRONGMILANO /STRONG- Vladimir Putin torna a fare la voce grossa sulla situazione in Ucraina: il leader del Cremlino, che ha ridicolizzato le richieste internazonali di un passo indietro, ha risposto alle pressioni di Stati Uniti e Nato decretando lo stop alle ispezioni internazionali sull’arsenale militare di Mosca. Ma se nei rapporti con l’Ucraina non c’è partita, visto che la fragilissima economia di Kiev dipende in toto dal colosso vicino in quanto principale mercato d’esportazione e fonte unica dal punto di vista energetico, c’è chi sottolinea che Putin farebbe meglio a non mostrare troppo i muscoli con il resto dell’Europa e con gli Usa. La valutazione è prettamente di carattere economico, ma è chiaro che il disegno russo sta travalicando questi confini e diventa un progetto a largo spettro./PPI dubbi sulle debolezze di Putin sono stati sollevati da Donatella Principe di Schroeder, che li ha messi nero su bianco in un recente report. L’analista spiega che l’Ucraina conta poco dal punto di vista finanziario: “Il paese vale appena lo 0,2% del Pil mondiale, solo il 3% del debito emergente”, per di più l’esposizione delle banche è limitata e “i crediti bancari esteri si attestano allo 0,1% del totale su base mondiale”. L’analisi cambia se si guarda a Kiev come esportatore di materie prime agricole e come snodo del trasporto di energia: “Dall’Ucraina proviene infatti il /P16% del grano e il 6,5% del frumento mondiali, facendone rispettivamente il terzo e il sesto esportatore globale. Ma ancor più rilevante può rivelarsi il suo ruolo come area di passaggio del gas che dalla Russia si muove verso l’Europa”. PSe l’escalation di tensione dovesse bloccare questo flusso, “le ricadute su capacità produttiva e inflazione per il Vecchio Continente sarebbero non trascurabili”. Ma i vantaggi per la Russia, “rischiano di essere limitati”. Il motivo sta non solo nella quantità delle esportazioni, ma anche nella loro qualità. “Il paese invia verso l’Europa il 50% del proprio gas”, si legge ancora nel report  di Schroeder, “che rappresenta però il 100% della produzione non-LNG (liquified natural gas, ndr/EM)”, cioè al di fuori di quella del gas naturale liquefatto. “Questo vuol dire che la Russia ha limitati margini di compensazioni delle esportazioni verso l’Europa con quelle verso l’Asia”, che sono invece di gas liquefatto e non possono essere spinte al di là dei limiti strutturali degli impianti di liquefazione e gassificazione. Per di più, i contratti che regolano questa tipologia di gas hanno durata di 10-15 anni: anche un innalzamento dei prezzi non porterebbe nell’immediato vantaggi per la Russia, quanto piuttosto metterebbe in una condizione favorevole altri esportatori di gas come Canada, Qatar e Algeria./PPAnche sul petrolio Putin rischia di scivolare: “La Russia è il primo produttore al mondo e il secondo esportatore dopo l’Arabia Saudita”. Anche in questo caso, la destinazione privilegiata (al 60% del totale, è l’Europa. Limitare i flussi farebbe alzare i prezzi, ma con questo non si bilancerebbero gli altri rischi: la metà delle entrate russe deriva dall’export di materie prime e l’Unione europea pesa per il 50% di tutti gli scambi commerciali di Mosca. Viceversa, la Russia vale solo il 10% del commercio estero Ue. Come a dire che se si dovessero mostrare i muscoli per davvero, un boicottaggio europeo delle merci russe affosserebbe l’export moscovita, mentre per l’Europa la chiusura delle esportazioni verso l’ex Urss avrebbe peso minore./PPQuanto all’Italia, il numero uno dell’Eni, Paolo Scaroni, ha tranquillizzato tutti in un’intervista sulle colonne de La Stampa: “Per quest’anno, anche grazie alle temperature molto miti in tutta Europa, mi sento di escludere che la crisi dell’Ucraina abbia effetti sulle forniture di gas”. Ha però aggiunto che se la tensione continuerà c’è qualche preoccupazione per il prossimo anno; in generale, comunque, per Scaroni “l’Europa dovrebbe ripensare la sua strategia energetica”,  perché “un Continente dove l’energia costa il triplo che negli Usa ha un futuro difficile, e dunque bisogna intervenire urgentemente”. /P(08 marzo 2014) © Riproduzione riservata /PIMG alt=”la Repubblica quotidiano digitale” src=”http://www.tgtube.it/wp-content/uploads/2014/03/wpid-repubblicaipad311.jpg” width=300 height=120 ARTICLEARTICLE
pa href=”http://www.repubblica.it/economia/2014/03/08/news/crisi_russia_ucraina_gas_esportazioni-80513980/?rss” target=”_blank” rel=”nofollow”View the original article here/a/p


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